a cura della Redazione
Sul Corriere della Sera di lunedì 15 novembre è apparsa una lettera di Giulio Rapetti, il famoso scrittore di testi di canzoni noto col nome d’arte di Mogol. La lettera prende posizione sulla questione della droga in discoteca e ad un certo punto chiama in causa la scuola. Ci si aspetta la solita tirata sul fatto che la scuola dovrebbe fornire informazioni sulle droghe e fare così educazione alla salute, come dovrebbe fare educazione sessuale, ecologica, stradale, ecc., vale a dire una serie di educazioni che eludono il problema educativo. Dice invece Mogol:
“Ma chi insegna più qualche nozione che non possa essere inserita poi in un computer? Chi parla della vita, del suo senso, dell’importanza di una seria autocritica, di coltivare i sentimenti? Presupposto indispensabile per la formazione dei giovani è la passione nel trasferire i valori veri, e non parliamo solo dell’impegno degli insegnanti, ma della convinzione di tutto un Paese di considerare l’educazione umanistica un obiettivo primario. Anzi, sacro.”
La passione nel trasferire i valori veri: forse inconsapevolmente Mogol riprende quasi alla lettera le definizioni di educazione come tradere veritatem, o come contemplata aliis tradere, dell’esperienza pedagogica cristiana. E pensiamo che la contrapposizione polemica fra computer ed educazione umanistica, pur in forma molto semplificata e discutibile, alluda alla necessità di conservare alle discipline di cui noi ci occupiamoun posto rilevante nella scuola.
Ci sentiamo dunque, inaspettatamente, chiamati in causa. Impegnati nel Pof e nelle diverse funzioni-obiettivo della scuola statale e insieme solleciti a sostenere il diritto alla scuola libera e alla libertà di scuola, tesi alla novità dell’autonomia e insieme attenti a non perdere la positività di una lunga storia scolastica, impegnati a vario titolo nei concorsi, attenti ai pronunciamenti del ministro sulla maturità: è irrinunciabile non dimenticare che la passione nel tradere veritatem è ciò che realmente conta nel nostro essere nella scuola, ciò a cui deve indirizzarsi l’inventiva e la conservazione, lo studio e la verifica, l’impegno e la libertà.
Crediamo che l’incontro col mondo antico sia realmente educativo per i ragazzi: è l’incontro con una realtà in cui le domande fondamentali sulla vita e il suo senso sono vive e intense, in cui il rapporto degli uomini fra loro, con la società e con chi li trascende è pensato, approfondito, discusso, sofferto. Insegnare agli studenti a cogliere questo, con la mediazione degli aoristi e dei congiuntivi, è il compito a cui dedichiamo anche queste pagine.