Su di noi

Zetesis è una realtà di studiosi e di insegnanti universitari e liceali che si interrogano sul significato della sopravvivenza della cultura classica e, partendo da questa domanda, hanno dato vita a una rivista semestrale diffusa nel mondo della scuola e a una serie molteplice di attività (seminari, corsi d’aggiornamento nelle scuole, mostre, reading, incontri di lettura, interventi di analisi e critica costruttiva sulla realtà e la politica scolastica: una realtà in evoluzione, aperta a contributi e confronti. 

Partiamo da un’ipotesi, articolata in tre proposizioni

  1. La presenza e la permanenza della cultura greco-romana ha una valenza non soltanto individuale, ma anche e soprattutto sociale. Fare degli autori del mondo antico oggetto di lettura e di riflessione non ha il solo fine di allargare l’orizzonte culturale di una persona: significa mantenere continuamente vivo il nostro legame con un passato che ha tracciato, nel bene e nel male, la strada della nostra identità culturale, nata dalla fusione tra la linea greco-romana e la linea ebraico-cristiana.
  2. Accanto agli elementi di continuità che intercorrono fra il mondo classico e noi esiste anche un’alterità che è doveroso rilevare. Per questo, è necessario un atteggiamento di lettura corretto di queste civiltà. È riduttivo limitarsi alla microfilologia, alla spiegazione persino ossessiva di particolari da cui poi non emerge un filo conduttore. È altrettanto scorretto fare degli antichi un oggetto di pura curiosità, e limitarci a chiedersi come mangiavano o come vestivano o, in modo più sofisticato, ma sostanzialmente analogo, come erano i rapporti di produzione o l’organizzazione delle relazioni sociali. Infine, è scorretto ignorare lo specifico di quella cultura, e sovrapporre sulla lettura degli antichi il nostro modo di pensare.
  3.  Occorre spostare la prospettiva su un piano diverso, individuando le linee portanti del patrimonio che i Greci e i Romani hanno trasmesso alle generazioni successive, fra cui ci paiono emergere queste: 
    • La vita come ricerca (zetesis), tesa alla scoperta verità: in greco verità si dice alétheia, che vale propriamente ‘svelamento, rivelazione’. Una vita che non sia ricerca non è degna di essere vissuta, dichiara Socrate: per l’antico l’atteggiamento nichilista non è motivo di trionfo, bensì amara dichiarazione di sconfitta: è difficile scoprire nel mondo pagano quella narcisistica propensione al pensiero debole e al relativismo che aleggia in tanta parte della pubblicistica attuale. Il desiderio di sapere e di conoscere si coniuga però con la consapevolezza che tante verità (chi siamo, perché viviamo, perché esistono il dolore e la morte, che rapporto abbiamo con gli dèi) non possono essere raggiunte dall’uomo coi soli mezzi di cui dispone.
    • Realismo nei confronti dell’uomo, di cui è percepita la tensione verso l’ideale, ma è riconosciuta anche l’inadeguatezza e la propensione al male: video meliora proboque, deteriora sequor, come dice sinteticamente il poeta Ovidio. Soprattutto è sentito, talvolta in modo drammatico, il limite immanente dell’essere umano, ed è sentita come colpevole la tentazione di violare questo limite.
    • Positività nei confronti della realtà, pur non sempre comprensibile e a volte apparentemente nemica, e insieme a questa un gusto inesausto per la bellezza.

Due precisazioni

1

Non vogliamo attribuire alla civiltà occidentale nessuna patente di superiorità rispetto ad altre culture: si potrà essere affascinati da culture diverse, qualcuno troverà che indiani, cinesi, popoli precolombiani e così via hanno dato vita a civiltà degne di interesse e di studio. Ma al di là delle valutazioni individuali, la cultura greco-romana costituisce per noi un ambito di confronto privilegiato perché rappresenta il nostro passato di cittadini europei.

2

Oggi si valorizzano (giustamente) le identità etniche, e si ha nei confronti delle culture locali un atteggiamento di attenzione che fino a poco tempo fa non si aveva: sarebbe illogico non riconoscere un’attenzione quanto meno pari a un bagaglio di tradizioni, di fatti, di concezioni che ci definisce con un volto e una fisionomia precisa: ogni identità etnica locale trova la sua ragion d’essere nel quadro più ampio della nostra identità culturale europea, che a sua volta affonda le radici nel mondo greco-romano.