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Editoriale 1997-2

by Mariapina Dragonetti

a cura della Redazione


E così la nuova maturità è arrivata, dopo tanti clamori, quasi alla chetichella. Nessuna delle critiche è stata recepita. La tanto strombazzata gradualità riguarda solo i credit formativi: quindi i maturandi del ‘99 avranno azzerato tutto il loro vissuto scolastico, debiti e bocciature compresi, come se il curriculum non fosse da sempre (o almeno dal ’69) considerato fra gli elementi di valutazione.
E ancora non si sa, a parte le esternazioni del ministro, se e quando andrà in vigore il terzo scritto/quiz.
Intanto prosegue una strisciante estromissione delle fasce deboli dalla scuola. con modificazioni governative (non legislative) che hanno via via “liceizzato” gli istituti professionali rendendoli impraticabili a studenti di aspirazioni modeste, e con la trasformazione di istituti e scuole magistrali in tuttologie spesso ambiziose e velleitarie attraverso sperimentazioni sempre meno facoltative (presto sostituite da facoltà universitarie obbligatorie). Nel contempo si demonizzano i licei, la parola “classico” sparisce dagli indirizzi della riforma: si procede verso una scuola che esclude le differenze e non va bene per nessuno (mentre partono i progetti contro la dispersione!).
Autogestioni e occupazioni sono un rito bizzarro, ideologicamente confuso, salvo per l’anticlericalisn0 che si polarizza sul rifiuto della parità scolastica. Gli organi collegiali sono per lo più assorbiti dalla programmazione della gita, qualunque, dovunque, con chiunque, a qualunque prezzo in soldi e in rischio.

Che fare? Un famoso testo del samizdat russo contrapponeva alla classica domanda fatta propria da Lenin una diversa domanda: come essere? Vigili, tesi a non perdere spazi educativi, a cogliere le occasione per cambiare ciò che vale la pena e salvare ciò che si può, a creare realtà di vita là dove siamo: “prudenti come serpenti”.
Ma ancora una volta ci richiamiamo anche alla semplicità delle colombe, all’ “ingenua baldanza” di cui ci parla d. Giussani e che sola può permetterei di continuare ad operare.
In quest’opera ci facciamo aiutare da chi ha approfondito qualche frammento del lungo percorso greco-romano-cristiano o della prosecuzione medioevale e moderna, certi che ogni frammento serva alla costruzione di una cultura comune: come dice S. Bernardo in uno dei testi che riportiamo in questo numero: sunt quoque qui scire volunt ut aedificent et caritas est.