a cura della Redazione
Sta tornando d’interesse la questione del latino, o del mondo antico, nella scuola media.
In realtà la questione, che era andata un po’ perdendosi negli anni, è stata riaperta dalla Riforma Gelmini, che ha ritenuto opportuno organizzare lo studio della storia non in tre cicli, ma in due. La scelta non era priva di motivazione, fondandosi sull’idea che un percorso di sei anni, tre di primaria e tre di medie, permettesse un approccio più approfondito che due percorsi successivi di tre anni. In tempi passati, quando si prospettava nel biennio delle superiori un insegnamento della storia per temi col rinvio del percorso cronologico al solo triennio, la motivazione era di evitare la ripresa immediata del ciclo storico già ripetuto due volte: a parte l’assurdità di tale motivazione (era comunque solo un rinvio), da più parti era nata la controproposta di portare appunto il percorso a due soli cicli, e noi stessi in un intervento avevamo considerato questa ipotesi. Come spesso avviene, la teoria era migliore della sua realizzazione pratica. Mentre le docenti della primaria hanno dovuto acquisire una professionalità differente per poter affrontare in tre anni quello che era prima oggetto solo di un breve cenno, cioè la preistoria e la storia antica, l’intero triennio della scuola media è stato depauperato dell’incontro col mondo antico, con l’unica eccezione dell’epica, svolta non sempre né in tutte le scuole con la dovuta ampiezza. Questo ha reso più difficile l’orientamento, perché l’approccio con gli studi classici non ha avuto un fondamento serio a cui legare un interesse.
E’ sempre fascinoso notare che un valore si afferma anche senza una garanzia o uno spazio istituzionale. Per motivi professionali ho seguito quest’anno da diversi punti di vista e in diversi modi l’emergere di una curiosità sul mondo antico, e della richiesta di conoscerlo, al di là dei programmi scolastici. Le iniziative partono dai ragazzi, dai genitori, dalle scuole medie, da insegnanti particolarmente interessati, dalle scuole superiori, con motivazioni varie e non tutte sempre chiare: domande di conoscenza, desiderio dell’ignoto, da parte dei ragazzi; desiderio di certezza sull’orientamento o di una preparazione preventiva da parte dei genitori; amore per il mondo antico da parte di docenti di formazione classica; un po’ di marketing da parte dei licei. Quanto può esserci di confuso e ambiguo lo diamo per scontato. Resta comunque quella che uno studioso tedesco, W. Schadewaldt, chiamava Heimweh nach Hellas heute (“nostalgia per la Grecia oggi”, con un punto interrogativo nel titolo del saggio). Per la Grecia come per Roma: le iniziative vanno da un’introduzione alla cultura greca, ad un primo approccio alla lingua greca e/o al latino, ad un corso di latino più articolato, ad uno studio dei miti, alla lettura di qualche passo d’autore.
Un passo lo proponiamo qui, in un momento di grande confusione in Italia, sempre nella speranza che si torni alla ragione:
Abbiamo una forma di governo che non invidia le leggi dei vicini e senza imitare gli altri siamo piuttosto noi stessi un esempio per molti. Di nome essa è chiamata democrazia, per il fatto che governa non per il bene di pochi, ma per quello di tutti. (Thuc. II, 37).