1 Cfr. M. Pohlenz, Die griechische Tragödie, trad. it. (col titolo La tragedia greca), vol. II, pag. 94, Brescia 1961.
2 Od. XI 27I ss.
3 Cfr. Pausania IX 5, 10; Scol. MAB ad Euripide, Fen, 1760.
4 FGrHist 3 F 95 = Scol. MTAB ad Euripide, Fen. 53.
5 Fr. 36 Blum.
6 Fr. 21 B4 (citato anch’esso dal grammatico Salustio).
7 Sull’intricata questione si veda il già citato volume di Pohlenz, pagg. 108 ss. (nonché la corrispondente parte documentaria del vol. II); per un più generale orientamento sulle vicende testuali cui soggiacque Eschilo si veda M. Morani, Sul testo di un’opera di teatro, «Zetesis» I 1 (1981) pagg. 6 ss., dove si troveranno anche i necessari rimandi bibliografici.
8 Secondo una notizia fornitaci da Aristofane di Bisanzio, che probabilmente ha fatto di post hoc un propter hoc, Sofocle ottenne in grazia del successo conseguito con questa tragedia la strategia nella guerra contro Samo svoltasi il 440.
9 Questo passo ha subito interpretazioni molto diverse e contrastanti; per una prima informazione, oltre al manuale del Pohlenz già citato, si veda la lettura che ne è proposta e il breve esame delle principali letture in: Uomini e dèi in Atene, a cura di M. e G. Morani, Torino 1978, pag. 59.
10 Su questo verso si legga quanto scrive V. Ehrenberg, Sofocle e Pericle, Brescià 1959, pagg. 147 ss.
11 Cfr. il già citato libro dell’Ehrenberg, pagg. 47 ss.
12 Questa ci sembra l’interpretazione più accettabile del v. 523. Si osservi che nella prospettiva di Antigone l’attaccamento alla stirpe (génos) ha sempre un posto prevalente: alla luce di questo, vanno letti i vv. 904 ss., nei quali alcuni critici han notato l’improvviso risvegliarsi in Antigone di un cinismo sorprendente. La protagonista afferma infatti che non avrebbe tentato un’analoga impresa per un marito o per un figlio, che avrebbe potuto benissimo sostituire con altri. Esclusa la possibilità di interpolaziene del passo (alla quale sono pervenuti molti-critici del testo, dal Dindorf al Jacob, ma che è scarsamente probabile, in quanto alcuni di questi versi sono citati già da Aristotele), si dovrà vedere qui una ripresa di unconcetto già espresso anche da Erodeto (III 139) nell’episodio della moglie di Intaferne, che preferisce salva la vita del fratello anziché quella del marito. Tutto ciò farà risaltare meglio che ci troviamo in una civiltà molto diversa dalla nostra, e non è quindi possibile dare dell’Antigone una valutazone e una lettura che dimentichi l’esistenza di una profonda alterità fra il mondo spirituale che essa rappresenta e il nostro.
13 II testo presenta qualche incertezza: che tuttavia il nome di Meone sia stato facilmente alterato nei manoscritti in quello di Emone (che ricorre a poca distanza) mi sembra fuor di dubbio; anche altre fonti indicano come Meone il figlio di Emone e di Antigone.
14 Chi volesse seguirle in modo preciso dovrebbe ricorrere al libro citato del Molinari. Quanto alle traduzioni, rimando all’appendice della già citata antologia Uomini e dèi in Atene, pagg. 159 ss., ove si troverà un esame completo delle diverse traduzioni italiane dell’Antigone dal XVI secolo ad oggi.
15 Un cenno merita l’Antigone di G. Paolo Trapolini (Padova 1581), in cui la figura di Creonte risente di ideali machiavellici.
16 Nebel, Weltangst tmd Götterzorn, Stuttgart 1951, pagg. 175 ss. e 192 ss.
17 Hegel, Vorlesungen für Aestetik2, III, 551. 556.
18 Cfr. El. 1093-1097; Phil. 1442-3; Oed. T. 863-872,
19 M. Untersteiner, Sofocle, Milano 1935, pagg. 87 ss. (in particolare 100; 115-6; ecc.).
20 G. Perrotta, Sofocle, Messina 1935, pagg, 59 ss.
21 M. Arnold, On the Classical Tradition, nell’edizione completa delle opere m prosa (curata da R.H. Super, Michigan U.P. 1960), vol. I, pagg. 1 ss. (in particolare pag. 4 e pag. 28).
22 Per quest’autrice si rinvia al saggio di Gerhard Joseph (v. nota bibliografica), pagg. 28 ss.
23 V. Cittt, Tragedia e lotta di clasie nell’antica Grecia, Napoli 1978, pag. 10 e altrove.
24 Op. cit.., pagg. 215 ss.