Home Letture del SabatoSabato Resoconto del Sabato di Zetesis 16 novembre 2024

Resoconto del Sabato di Zetesis 16 novembre 2024

by Mariapina Dragonetti

Riprendiamo con le Silvae 5, 5 (rimasta dalla scorsa volta)

Dubbio sulla cronologia di Stazio: se nella Silva a Vibio Massimo l’autore si trova nel Lazio e ha già iniziato l’Achilleide, perché le letterature dicono che intraprese l’Achilleide una volta lasciata Roma per la delusione del Certamen?

Silvae 5, 5

– Una di noi legge

  • In particolare sulla scansione del v. 13, che avrebbe elisione in coincidenza con un punto (v.anche v. 49): anni fa abbiamo pubblicato su Zetesis un articolo riguardante la lettura dei versi latini con elisione o con sinalefe (A. Fabi, A proposito della distinzione tra elisione e sinalefe nella metrica latina, in Zetesis 1/12). L’autore ricordava il dibattito della metà del ‘900 fra diversi studiosi che concordavano nel criticare la lettura con elisione perché elimina la parte finale delle parole, che ha importanza non solo semantica ma morfologica;  nella lettura a voce e nella recitatio l’elisione rende difficile la comprensione.
    – anche il prof. Milanese si è espresso in questo senso.
    – tutta la nostra lettura metrica è approssimativa, un tentativo di ricreare una lettura senza far sentire la differenza fra lunghe e brevi.
    – v. 14 significato di crimina: ‘lamenti, recriminazioni’
  • v. 21 fatiscat: propriamente ‘si apra’; può indicare la condivisione del dolore (mecum) oppure lo struggimento del cuore.
  • alterno può indicare il responsorio funebre a versi alternati.
  • immersit + dativo di destinazione; prima lanugine moto per luogo.
  • v. 24: dum meditor o cum nitor?
  • il senso comunque è la difficoltà di comporre poesia per il dolore della perdita: planctus in carmina verto.
  • non può usare il solito stile poetico.
  • espressioni forti: discordes modos, singultantia verba, ira tacendi impatiens, marcet, excludit, scindo, incompte.
  • ricorda i versi di Montale: Non chiederci la parola…
  • anche   In memoria di Ungaretti, dedicata all’amico Moammed Sheab morto suicida.   
  • pudeat riferito alla Tebaide e al nuovo poema su Achille: ‘si vergognino’, perché questa poesia non ha  stesso stile dei poemi.
  • iuvat: intende comunque comporre una poesia inattesa, che non piacerà al solito pubblico (inlaudabile).
  • nudare dolorem o laudare dolorem (tràdito)?
  • aveva composto tanti epicedi per amici, epicedi con cui addolcire (blande, molcere) il dolore dei parenti; ma ora non c’è più dolcezza per sé.
  • non solo una dichiarazione di poetica, ma anche una nota psicologica: è facile consolare gli altri, trovare parole che sembrano giuste, ma non servono a se stessi.
  • problematico il v. 43: sed summa fra croci nella oxoniense; sed suntna; sed nulla; sessurased si ulla. Dopo il 46 è ipotizzata una lacuna.
  • durum: perché non sa comporre il giusto canto funebre come Orfeo e Apollo.
  • ma il riferimento mitologico è di maniera.
  • nimius indica il rimprovero per aver superato il limite di dolore, ma lui rifiuta il rimprovero: quisnam…rependis? poi quisquis is est.
  • copia fandi nulla mihi: tema dell’ineffabile; cfr.  infandum di Virgilio o anche Cavalcanti.
  • segue poi il racconto autobiografico del piccolo schiavo nato in casa (verna)  e adottato dal padrone: tellure cadentem excepi, il gesto del padre che legittima.
  • tema del risus infantile (IV ecloga).
  • rimane aperta la questione della fine di questa Silva, peraltro problematica come testo negli ultimi versi.  E’ arrivata incompleta? manca, di un tipico epicedio, la laudatio.

Passiamo poi alla Tebaide, vv. 1-88.

Tebaide, vv. 1-88

  • In una lettura cursoria ho notato la disorganicità del poema, soprattutto nella prima parte con la lunghissima interruzione (episodio di Ipsipile, morte del bambino, uccisione del serpente, giochi funebri). Nonostante l’esplicito riferimento all’Eneide negli ultimi versi e nell’episodio di Opleo e Dimante paragonati a Eurialo e Niso, la somiglianza è scarsissima.
  • l’uccisione del serpente può richiamare l’uccisione del cervo di Silvia.
  • in seguito ci sarà l’uccisione delle tigri, più vicina all’episodio virgiliano.
  • la Tebaide è definita un poema al nero, con l’influenza di Lucano (v. ad esempio l’episodio di necromanzia)
  • e delle tragedie di Seneca.
  • gli unici momenti positivi sono nel libro XII.
  • l o stile è difficile, molto diverso dalle Silvae, fortemente brachilogico. La traduttrice della BUR spiega più che tradurre, trasformando in lunghe frasi anche due sole parole: es. lenis belli (VII, 26) è tradotto ‘è indifferente e svagato, senza voglia di far guerra’.
  • si presume che il lettore anche in traduzione sia una persona colta, che ha diritto di cogliere anche nella traduzione lo stile dell’autore.
  • il proemio si conclude al v. 40 o 45?
  • nei versi 41-45 sono anticipati 5 dei protagonisti, quelli che muoiono nel corso della guerra; è la conclusione del proemio, poi inizia il racconto vero e proprio con la maledizione di Edipo.
  • secondo una parte della critica il proemio è “espressivo”; io direi “impressivo” per l’uso delle immagini.
  • Fraternas acies ricorda l’incipit di Lucano.
  • può esserci un riferimento alla rivalità fra Tito e Domiziano? sarebbe certo rischioso per l’autore.
  • ma i lettori non ci avranno pensato? non solo per queste parole, ma per l’intera scelta dell’argomento.
  • potrebbe invece riferirsi all’anno 69?
  • l’unico accenno è l’intervento del giovane Domiziano sul Campidoglio (v. 21-2)
  • sontes…Thebas è il Leitmotiv di tutto il proemio.
  • l’uccisione del serpente da parte di Cadmo costituisce la colpa originaria della stirpe, come l’uccisione di Remo nella tradizione romana.
  • sarà riscattata dalla morte di Meneceo.
  • evolvere infinito finale dipendente da incidit.
  • condentem proelia: immagine fortemente abbreviata, semina i denti da cui nascerà la battaglia.
  • si può parlare di praeteritio e recusatio  a proposito di vv. 16 e 17?
  • v. 20: coniurato deiectos vertice Dacos: coniurato ha due interpretazioni, o ‘dove avevano congiurato contro Roma’, oppure ‘in seguito ad un accordo con noi’. Meglio la prima.
  • v. 32 oestro ‘ispirazione’ La parola greca è stata introdotta da Virgilio nel terzo libro delle Georgiche, nel senso comune di tafano che tormenta i bovini. Sembra che nel senso di ispirazione poetica sia innovazione di Stazio stesso.
  • perché protervi detto di Partenopeo? E’ un ragazzo ingenuo e inesperto, forse  imitazione di Pallante o Camilla. La traduzione ‘temerario’  non corrisponde all’aggettivo nel suo valore sempre negativo.
  • la maledizione di Edipo era probabilmente già in Eschilo. Nelle Fenicie di Euripide Edipo si trova nella reggia prigioniero dei figli, nell’Edipo a Colono di Sofocle i figli l’hanno lasciato andare ramingo  in esilio; qui invece si è volontariamente isolato (nostro funere metafora), per cui il rancore verso i figli è meno spiegabile: i figli non tentano (adorti sott. sunt) di mitigare il suo dolore e lo insultano.
  • in tutto il poema interagiscono Tisifone, invocata da Edipo, e Marte su ordine di Giove, stanco della malvagità umana.
  • nell’Eneide Allecto e Giunone, però l’una per ordine dell’altra, mentre Tisifone risponde direttamente a Edipo.
  • inno anticletico (l’unico in tutta la letteratura?): Edipo ricorda tutto ciò che ha compiuto di male come fossero benemerenze presso la Furia.
  • Stazio interpreta come colpe tutte le azioni di Edipo, che in Sofocle sono concatenazioni di eventi colpevoli solo oggettivamente (miasma) ma involontarie, come poi è affermato nell’Edipo a Colono.
  • nell’Oreste di Euripide (409) la prima distinzione fra colpa oggettiva e soggettiva.
  • in Sofocle l’uccisione di Laio non è rimasta nella memoria di Edipo se non come una questione di precedenza nella strada, scarsamente rilevante fino alla scoperta del parricidio.
  • peraltro il parricidio lo condanna all’esilio, mentre il vero dramma è la scoperta dell’incesto.
  • Stazio insiste molto sull’incesto come una grave colpa reiterata (saepe tuli).
  • e descrive il parricidio con insistenza truculenta (ora secui).
  • resta del’Edipo sofocleo l’intelligenza o meglio l’astuzia (callidus).
  • v. 46 opposizione impia…merita: gli occhi sono empi, la mano meritevole perché punitrice, vendicatrice.
  • scrutatus: il significato di ‘frugare’ del v. 6 (oggetto aequora) qui assume un’accezione sinistra: ‘frugare gli occhi’
  • v. 59 perversa vota : qualè il giudizio di Edipo sulle proprie preghiere?  la traduzione ‘atroci’ lo rende? O invece ‘stravolte, invertite’ rispetto alle consuete preghiere?
  • vv. 62 e 69: peti e ini perfetti.
  • v. 71-72:  digitis caedentibus ablativo strumentale? o dativo dipendente da incubui, tipo incumbere gladio? 
  • miseraque o miserosque? E che senso ha in matre reliqui? secondo alcuni la madre risulterebbe già morta e sul suo cadavere sarebbero lasciati gli occhi. Ma o Stazio si confonde o Giocasta è viva: quindi Edipo lascia gli occhi sulla madre viva.  O ‘nella madre’? le lascia addosso gli occhi come le aveva lasciato il seme?
  • subiceres relativa consecutiva.
  • totos in poenam ordire nepotes (v.l. penates) : ‘tessi tutti i discendenti nella (per la ) punizione’, quasi fosse un tessuto da comporre al telaio.